Una scoperta storica sulla Sindone di Torino
TORINO – Una recente ricerca di Nicolas Sarzeaud, dell’Università di Lovanio, mette in discussione la percezione della Sindone di Torino nel Medioevo. Un passaggio tratto dai Problemata di Nicola Oresme, teologo e filosofo francese del XIV secolo, suggerisce che già nel 1370 il Sacro Lino fosse visto come un artefatto creato per ingannare i fedeli.
Il testo in latino afferma: «Quia sic multi viri ecclesiastici deciperent alios ut oblationes suis ecclesiis afferrent. Patet hoc ad sensum de ecclesia in Campania ubi dicebatur quod esset sudarium domini Ihesu Christi». Tradotto: «perché in questo modo molti ecclesiastici ingannano gli altri, affinché portino offerte alle loro chiese. Ciò è evidente in quella chiesa nella Champagne dove si diceva ci fosse la sindone del Signore Gesù Cristo».
Riflessioni sulla storia del reliquiario
Secondo Sarzeaud, questa rappresenta la più antica testimonianza scritta conosciuta sulla Sindone, antecedente di quasi vent’anni rispetto alle precedenti menzioni datate 1389. La scoperta offre nuove prospettive sulla storia di questo prezioso reliquiario.
Particolarmente interessante è la coincidenza con i risultati della radiodatazione del 1988, che collocava la creazione della Sindone tra il 1260 e il 1390, confermando l’origine medievale del telo. Il riferimento di Oresme riguarda la chiesa di Lirey, in Champagne, dove il telo era custodito fino al 1418, prima di essere spostato a causa della Guerra dei Cent’Anni. Nel 1453, la Sindone fu venduta ai Savoia, che la trasferirono prima a Chambery e poi a Torino, dove si trova attualmente.